Era la metà degli anni Novanta, quando insieme a Ferruccio Billò facevo parte del consiglio di amministrazione dell'Isvav e fui da lui invitato prima a collaborare e poi a dirigere, come poi effettivamente accadde, la rivista "Alte Vitrie". Di quella imprevedibile avventura conservo gelosamente ricordi bellissimi: la mia passione per la scrittura che poteva esprimersi, i tanti articoli scritti, le giornate passate in tipografia, la revisione delle bozze, i contatti coi collaboratori. Un piccolo grande sogno che si concretizzava all'improvviso. E poi le prime esperienze su Internet, la mia ferrea volontà di pubblicare "Alte Vitrie" anche on-line fin dagli anni 1999-2000, quando caricavamo le prime pagine con i modem analogici...
Ricordo molte delle riunioni di consiglio, che si tenevano ancora nell'ex-oratorio di San Sebastiano, allora sede provvisoria del Museo del Vetro di Altare. Villa Rosa era ancora un miraggio all'orizzonte, che chissà quando si sarebbe concretizzato...
Un filo di vetro lega molte di quelle riunioni con l'oggi. Ferruccio Billò, allora Vice-Presidente esecutivo dell'Isvav, aveva un vero e proprio chiodo fisso: dotare l'Istututo del Vetro di Altare delle strutture necessarie per renderlo in grado di ospitare corsi sul vetro. Pensava a diverse discipline, ma una in particolare lo intrigava: la vetrofusione. La sua battaglia per convincere il consiglio non fu facile, ma con una caparbietà che vista da oggi fu encomiabile, riuscì col tempo a far approvare dal Comune di Altare l'acquisto di un'attrezzatura quasi completa per intraprendere questa particolare tecnica artistica del vetro. Arrivarono allora al museo un piccolo forno per vetrofusione e dagli Stati Uniti una generosa dotazione di lastre di vetro Bullseye in molti colori, fritte, stringers e varie componenti ed attrezzature di contorno.
La scarsità di spazio nella vecchia sede di allora fu forse solo una delle cause del mancato avvio effettivo dei corsi, ma è inutile recriminare.
Come spesso accade, i volani più efficaci partono con una lenta rotazione e acquistano velocità e forza solo dopo molto tempo.
Varie amministrazioni e consigli si sono succeduti, tante idee, tante posizioni diverse.
Ma un po' come l'anello d'oro del romanzo di Tolkien, questo tesoro è rimasto per più di un decennio sepolto nell'oblio, nascosto prima nel deposito di San Sebastiano e poi nei magazzini secondari di Villa Rosa.
Si arriva all'oggi, con i corsi organizzati dall'Isvav in collaborazione con il Liceo Artistico Martini di Savona, corsi la cui fase inaugurale si conclude in questi giorni.
E' stato bello e anche un po' emozionante aiutare mia moglie Francesca, scelta come insegnante della parte del corso riguardante la vetrofusione, a lavare dalla polvere e riordinare tutte quelle lastre di pregiato Bullseye, le fritte, gli stringers e le polveri distaccanti. Un po' tragicomico, a dire il vero, è stato il rapporto con il piccolo forno voluto da Ferruccio Billò, che proprio non voleva saperne di funzionare a dovere, ma poi alla fine una soluzione è stata comunque trovata...
In accordo con la dirigenza dell'Isvav ci è sembrato opportuno esprimere un ringrziamento a Billò, per la sua tenacia e lungimiranza nel tener saldo il timone dell'Isvav in anni non facili.
Stamattina 30 aprile 2010 Ferruccio Billò, su espresso invito, si recherà nei locali di Villa Rosa per visitare di persona i laboratori, oggi attrezzati di tutto punto per effettuare corsi e lavorazioni non solo di vetrofusione, ma anche di molatura e incisione, vetro a crogiolo e di tecniche pittoriche Liberty. Insieme ai ragazzi del Martini, "reduci" da due settimane di impegno e fatica, avremo l'occasione, seppur tardiva, di rendere "vive" alla vista di Ferruccio tutte le "sue" attrezzature e materiali, che si sono trasformate in questi giorni in piccole opere d'arte.
Il bilancio della prima esperienza strutturata di corsi è stata, a detta di tutti i protagonisti, estremamente positiva e si è quindi trattato di uno straordinario successo tecnico e organizzativo per l'Isvav.
Senza nominare nessuno per timore di dimenticanze, credo che tutto lo Staff del Museo, gli insegnanti del Martini ed i docenti delle varie discipline vetrarie, abbiano davvero messo a segno un grande risultato.
Grazie anche a Ferruccio Billò!
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